IL NOSTRO ANTISPECISMO pt. 1
- da "La Nemesi" n. 1 - Luglio 2005
- 8 feb 2016
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Tra le ideologie discriminatorie e suprematiste, lo specismo è quella più vecchia e radicata nella specie animale che l'ha ideata, quella classificata come homo sapiens sapiens. Una discriminazione basta sulla specie, pressocché sempre in favore della specie umana. Vogliamo in questo scritto analizzarne le origini e le scuse che la perpetuano, non pretendendo certo di esaurire qui l'argomento.
Naturalmente diversi
Cos'è il razzismo? I Neri e i Bianchi non sono uguali per il colore della loro pelle, poiché di fatto il colore è diverso. Constatare ciò non è razzista. Lo sarà piuttosto dire che il colore della pelle di qualcuno giustifica il fatto di accordare più o meno importanza ai suoi interessi. L'uguaglianza di cui parla l'antirazzismo si oppone all'ineguaglianza di trattamento di cui sono vittima alcuni in ragione della loro pelle.
In realtà per l'ideologia razzista non è tanto il colore della pelle a determinare la superiorità di una razza su un'altra perché questo è un criterio fin troppo debole e troppo facile da contraddire. Bisogna dare una sostanza, uno spessore all'idea stessa di razza. La razza di un individuo deve essere percepita come sua verità profonda, come sua natura. Un nero deve essere nero fino in fondo, di sangue nero, qualcosa di completamente altro ed alieno dall'Uomo Bianco. Per tanto per i razzisti è la natura degli esseri che giustifica la discriminazione, è l'affermazione della loro differenza che li pregiudica. Il colore della pelle non è che un segno di questa differenza.
L'antirazzista specista ha un problema, quello di dover giustificare lo specismo senza giustificare il razzismo. Mantiene infatti l'idea di natura basata sulla nascita, l'idea che la Natura ha dato all'Uomo il più alto lignaggio tra le specie, la possibilità di essere libero, e che gli animali siano nati per essere schiavi e sottomessi agli Uomini. Per il razzista lo stesso discorso dà fondamento alla sua volontà di dominio sui neri, naturalmente diversi.
Specismo, sessimo e razzismo
Queste tre forme di discriminazione sono strettamente interconnesse per due ordini di ragioni. In primo luogo tutte fanno affidamento sull'idea di una natura diversa e sicuramente inferiore. Una natura che sancisce l'inferiorità degli animali rispetto agli umani, della donna rispetto all'uomo e dei popoli barbari rispetto a quelli civilizzati.
L'osservazione di una natura bestiale dei popoli da assoggettare è servita a legittimarne la schiavitù, con i mercati, la marchiatura e il lavoro forzato. I colonizzatori sbarcati in America produssero volumi di grandiosa apologia razzista a giustificazione del genocidio da essi compiuto. Queste razze inferiori erano minacciose, peccaminose, carnali, disumane e non cristiane e pertanto pericolosamente vicine agli animali. Essi venivano trattati come era solito trattare gli animali.
I grandi teologi della Chiesa non facevano altro che interpretare il pensiero comune quando affermavano che la donna era situata nel livello inferiore dell'umanità, essendo perversa, debole, ottusa, subdola, mentre in quello superiore regnava l'uomo con la sua lungimiranza, la sua intelligenza, la sua virtù, la sua ragione. Gli stessi termini utilizzati per suggellare la naturale superiorità umana sulle altre specie. La pessima e sprezzante opinione delle donne, che si aveva e molti ancora conservano, non è nata dalla mentalità degli inquisitori che scatenarono le grandi cacce contro le streghe, ma risale a molto prima poiché già la mentalità pagana era misogina.
Le "femmine" e i "bruti" (le razze inferiori) sono talmente diversi che, rispettivamente, la Santa Inquisizione e la colonizzazione hanno messo in pratica le più impensabili torture, con il convincimento di trovarsi di front a degli esseri di natura demoniaca e di indole bestiale, incapaci di soffrire. I carnefici, spesso coperti da una maschera di cuoio, appendono, stritolano, stirano, bruciano, ammaccano, sviziano con distacco scientifico il corpo del malcapitato. I loro occhi sembrano non vedere l'orrore del corpo martoriato, le loro orecchie sembrano non udire i lamenti, i gemiti, le invocazioni. Sarà inutile ricordare il parallelo con vivisettori e macellatori?
L'altro legame tra queste discriminazioni è la nascita di quelle tra umani come conseguenza di quella adoperata contro gli animali: avendo accettato lo sfruttamento degli animali come parte naturale delle cose, si cominciò a trattare in modo analogo gli altri esseri umani. Così dopo aver iniziato la pratica dell'allevamento degli animali, gli uomini addomesticarono le donne controllandone la capacità riproduttiva attraverso la castità e la repressione sessuale. Le donne vennero spinte ai margini di una società maschile che deteneva un potere assoluto. La donna faceva parte dei diversi, la sua vita divenne irrilevante e valutata solo in base alla sua utilità per l'uomo.
E così, esattamente come la specie umana nella sua interezza aveva dimostrato la propria superiorità sugli altri animali dominandoli e soggiogandoli, a molti europei sembrava chiaro che la razza bianca aveva dimostrato la propria superiorità sulle razze inferiori tenendole sotto il proprio dominio.
La somigianza tra queste tre ideologie sarebbe evidente a tutti se non fosse che, tristemente, antirazzisti e antisessisti sono per la maggior parte specisti e hanno dunque un forte interesse a non farla percepire. La volontà che hanno di combattere le discriminazioni tra gli umani senza mettere in pericolo quella verso i non-umani li conduce a volere a tutti i costi difendere delle posizioni indifendibili. L'idea di uguaglianza animale è per loro impensabile poiché vogliono sì fondare una società di eguali, ma tutti ugualmente superiori agli altri animali.
Un'amicizia tradita
Si può individuare una fase della storia umana in cui inizio l'edificazione di quella barriera fra uomini e animali che oggi sembra invalicabile: il passaggio da un'alimentazione basata sulla raccolta e sulla caccia ad una basata sulla coltivazione delle piante e sull'addomesticamento degli animali. Le comunità divenute sedentarie costrinsero anche gli animali ad una vita stanziale e impararono a controllarne la mobilità, il ciclo riproduttivo e l'alimentazione attraverso l'impiego della legatura delle zampe, della castrazione, della marchiatura e della mozzatura delle estremità del corpo. Gli uomini furono sempre più coinvolti in pratiche che provocavano crudeltà, uccidendo prima di tutto la loro sensibilità per scacciare i sensi di colpa. Per fare ciò si distanziarono emotivamente dai loro prigionieri verso i quali un tempo, sentivano un senso di comunanza che presto fu dimenticato e sostituito con una volontà di prevaricazione.
Il principale meccanismo usato dagli esseri umani fu il ricorso al concetto secondo il quale essi erano una specie separata e moralmente superiore a quella degli altri animali. Un atteggiamento che Freud così descriveva: "L'uomo, nel corso della sua evoluzione civile si eresse a signore delle altre creature del mondo animale. Non contento di un tale predominio, cominciò a porre un abisso fra il loro e il proprio essere. Disconobbe ad esse la ragione o si attribuì un anima immortale, appellandosi ad un'alta origine divina che gli consentiva di spezzare i suoi legami col mondo animale". Tutto il rimanente non-umano è stato buttato dentro un sacco e chiamato genericamente "natura". Secondo la visione antropocentrica che affligge gran parte dell'umanità, questa "natura" è composta da esseri indistinti la cui peculiarità al massimo sta nei diversi utilizzi che ne vengono fatti. E' chiaro che la fuorviante contrapposizione noi/loro è indispensabile al mantenimento dell'attuale ordine economico che divide tutto l'esistente in merce e consumatori.
Di più, se ognuno di noi ritiene di essere titolare di una propria unicità allora dobbiamo ammettere che ogni individuo di qualunque specie possiede un valore intrinseco e urla la propria unicità. E' tipico invece pensare che, per esempio, un coniglio o un vitello valgano l'altro perché appaiono tutti uguali, negando che ognuno di loro è importante in sè e diverso da tutti gli altri.
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