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GLI ANIMALI NELLO SPORT

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    00wildandfree00
  • 8 mar 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

La struttura del titolo di questo articolo è una contraddizione, poiché l'attività sportiva richiede la decisione cosciente e volontaria del partecipante. Questo non può verificarsi per alcun animale non umano, che, al contrario, è costretto a subire la decisione e la volontà di un essere umano. Quindi non si può parlare di animali nello sport ma di animali costretti a fare sport.


Il cavallo, mezzo di locomozione principale per l'uomo da millenni, usato fino a solo cent'anni fa, è oggi divenuto l'animale emblematico di questa situazione “sportiva”. I cavalli vengono utilizzati ormai soltanto nelle corse al galoppo, trotto, nei concorsi ippici e in alcune gare olimpiche o paraolimpiche di particolare impegno, durezza, fatica e pericolosità. A tal fine esistono allevamenti in cui si cerca di “produrre” il miglior cavallo possibile per ogni singola disciplina, cioè con le stesse intenzioni che hanno mosso il nazismo alla “produzione” di esseri umani perfettamente ariani. Si tratta di un mondo orribilmente idilliaco. I cavalli vengono curati, alimentati, ecc. nel modo migliore possibile per poi essere addestrati per esempio a galoppare o trottare: o l'una cosa o l'altra, non entrambe! Poi vengono portati in pista per saggiarne le capacità misurandole con il cronometro; se non “fanno il tempo” vengono scartati: cioè inviati al macello per ricavarne pochi soldi. I più fortunati vengono acquistati da privati che li tengono in stalle e li utilizzano per fare passeggiate; da questa alternativa sono esclusi i trottatori poiché la loro andatura non permette di montarli con la sella. Ulteriore possibilità è l'uso negli spettacoli circensi.


Quando nel corso di una competizione accade un incidente (in genere una lesione alle zampe), il cavallo viene “abbattuto”, non perché non possa sopravvivere all'incidente, ma perché non serve più per l'attività “sportiva”. Infatti il cavallo ferito potrebbe benissimo finire naturalmente i suoi giorni in una “pensione” senza più essere impegnato in attività pesanti né essere montato. Come un cane di casa! Conclusa l'attività agonistica, per età o per decisione del proprietario (vedi il caso Varenne), alcuni cavalli hanno la “fortuna” di vivere negli allevamenti dove gli si fa il favore di prelevargli il seme poi congelato e inviato nel mondo (a caro prezzo) per fecondare femmine altrettanto selezionate e “fortunate”. In tutti gli altri casi la destinazione è il macello.


L'uso del termine “sport” è ancor meno giustificabile, è ovvio, per quelle attività che hanno come fine il maltrattamento di animali (la pesca sportiva) o l'uccisione degli stessi (la caccia). La Federazione Italiana Pesca Sportiva fa parte del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) allo stesso titolo dell'atletica, e riceve contributi provenienti in gran parte dai concorsi pronostici gestiti dal CONI (totocalcio, ecc.): chi gioca al totocalcio deve sapere che una parte dei soldi versati per la schedina finisce nelle tasche di chi organizza e pratica la “pesca sportiva”. La Federcaccia faceva parte del CONI fino a qualche anno fa, e poi ne è uscita, ma purtroppo solo per rientrare con un altro nome, Federazione Sportiva Armi da Caccia (FIDASC), con tanto di gare internazionali (cosa che con la Federcaccia non era possibile).


 
 
 

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