LA MASTODONTICA INDUSTRIA DEL LATTE: STORIE DI ORDINARIO SFRUTTAMENTO
- da "La Nemesi" n. 3 -Giugno 2006
- 9 feb 2016
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Il falso mito del latte vaccino
L'uomo è l'unica specie chi beve il latte di un altro animale. Per il neonato dei mammiferi, il latte della madre è l'alimento migliore, il più completo, quello che garantirà in modo adeguato il suo sviluppo, dalla nascita fino all'età in cui sarà in grado di mangiare il cibo degli adulti. Da questo momento in poi, se non in casi eccezionali ed in carenza di altri alimenti, tutti i mammiferi non si cibano più di latte, tranne l'uomo... Le differenze sostanziali tra il latte vaccino e quell materno, ad esempio, fanno capire quanto sia scorretto l'uso di questo alimento fin dalla nascita:
1) Il maggior contenuto proteico e di calcio nel latte di mucca è adatto ai ritmi di sviluppo e della stazza dei vitelli. Le proteine e il calcio in eccesso devono essere eliminate altrimenti possono sovraccaricare i reni e a lungo andare favorire la formazione di calcoli.
2)Gli zuccheri sono rappresentati esclusivamente dal lattosio, mentre nel latte materno anche da uno 0,8% di oligsaccaridi che svolgono un'importante azione di regolarizzazione sulla fermentazione intestinale del lattosio.
3)Nel latte materno predominano nettamente gli acidi grassi insaturi con vantaggi riguardanti la maggior digeribilità e la miglior protezione nei confronti di arteriosclerosi e ipercolesterolemia; nel latte vaccino prevalgono gli acidi grassi saturi.
Non stupisce quindi che molte persone siano intolleranti al latte vaccino; la funzione del latte è soprattutto quella di favorire la crescita, ne fa quindi un prodotto difficilmente assimilabile dall'adulto ed anzi causa spesso disturbi.
Il latte così come ci viene offerto insomma, sia dagli allevamenti intensivi che da quelli biologici, non è quell'alimento prezioso così come decantato da tutti; è altresi facilmente inquinabile da microrganismi patogeni sia all'origine sia dopo la mungitura e per poter essere commercializzato deve essere sottoposto a trattamenti per garantirne l'igiene e la conservabilità. Con la pastorizzazione ad esempio viene impoverito nel suo contenuto di vitamine; con la sterilizzazione si coagulano e si denaturano le proteine che risultano di difficile assimilazione, il lattosio si altera diventando parzialmente caramellato, scompaiono enzimi e anticorpi.
Inoltre essendo il prodotto di una secrezione ghiandolare il latte vaccino concentra in sè tutte le sostanze contenute nel sangue dell'animale, compresi i residui dei pesticidi usati in agricoltura, i residui dei metalli pesanti, quali il piombo ed altre sostanze inquinanti e i residui degli antibiotici e di altri farmaci.
Vegetariano... non esiste
Abbiamo veramente bisogno di tutto ciò, quando interi popoli, come quello cinese, non usano il latte vaccino nella loro alimentazione? La scelta dei cibi è determinata da fattori culturali, allora anche da questo punto di vista va analizzata la situazione. In Europa abbiamo eletto cani e gatti ad animali d'affezione, da privilegiare rispetto agli altri. Preserviamo dall'estinzione alcune specie selvatiche, con l'intento di mantenere intatta "sulla carta" la gamma della biodiversità, più che per la capacità di riconoscere il valore della vita degli individui di particolari specie.
Viceversa abbiamo selezionato altri animali per essere allevati, sfruttati e uccisi. Siamo arrivati al punto che nella mentalità comune le vacche hanno la funzione naturale di fornire latte all'umanità così come i tonni richiamano esclusivamente l'immagine di una scatoletta del supermercato. In realtà gli animali sono tutti senzienti, capaci di soffrire e di gioire. Solo l'ignoranza che la maggior parte della gente nutre nei loro confronti permette di trascurare questi aspetti; grazie all'impianto sociale dominante vengono mantenute abitudini inique e sconcertanti.
La pubblicità mostra al pubblico bovini che brucano soffice erba di pascoli felici, donandoci con piacere il loro latte. Si tratta solo di un fantasioso inganno. Nel mondo reale nessun allevatore potrebbe permettersi il mantenimento delle mucche quando diminuisce o cessa la loro produzione di latte. Tanto meno potrebbe evitare di uccidere i vitelli maschi, fatti nascere unicamente allo scopo di forzare le mucche a produrre latte. Per mantenere un alto numero di 'capi improduttivi' occorrerebbero infatti tali estensioni di terreno e di risorse da rendere fallimentare qualsiasi tipo di allevamento.
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