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CARNE DI PESCE

  • da "La Nemesi" n. 4 - Febbraio 2007
  • 13 feb 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Tra gli argomenti portati avanti dal movimento antispecista e nella trattazione del veganesimo, la sorte dei pesci e purtroppo spesso in secondo piano.

Per soddisfare palati e pance umane sempre più esigenti ed ingorde, i mari sono presi d'assalto e miliardi di animali condannati a morte, fino all'estinzione di molte specie. Nonostante le dimensioni di questa strage però le informazioni e la conoscenza del problema sono al minimo anche tra gli stessi vegetariani e vegani. Consumare pesce è una scelta dalle gravi conseguenze ecologiche.



Il pesce, questo sconosciuto


E' fuor di dubbio che i pesci siano tra i vertebrati ritenuti più lontani e meno affini a noi, vuoi perché vivono in un altro ambiente, vuoi perché non emettono suoni. Fatto sta che non c'è una forte sensibilità verso la sorte di questi animali, così poco considerati che ogni vegetariano-vegan si è sentito dire almeno una volta “ma il pesce lo mangi?”, proprio come se non appartenesse allo stesso regno animale dalla cui uccisione ci si discosta.

E' giunta ora di restituire anche al più infamato degli animali la dignità di individuo. Non a caso il pesce non viene nemmeno contato, ma misurato in chili o tonnellate, mai in numeri. Proprio come se non esistessero individui, come fossero oggetti o una massa informe da pesare. Ma chi conosce e ha osservato i pesci e le loro capacità può testimoniare di animali dotati di sensibilità e intelligenza. Se ogni singolo pesce potesse avere lo status di indivisuo, ci renderemmo meglio conto di quale ecatombe stia avendo luogo nei mari.

Ma non è solo la strage di un numero incalcolabile di animali che ci deve colpire, quanto anche gli effetti sull'ecosistema, sull'ambiente marino e sulla salute derivanti dall'industria ittica.



I pesci provano dolore?


Una delle confutazioni più comuni è quella della capacità dei pesci di provare dolore. Tutti gli animali in possesso di sistema nervoso e di recettori del dolore possono evidentemente provare gli effetti del dolore, e i pesci sono tra questi. Ciò dovrebbe essere sufficiente ma ci sono anche molti studi sull'argomento che provano come il cervello dei pesci abbia molte funzioni simili a quello dei mammiferi e che ci sia da parte di questi animali la stessa reazione con molti antidolorifici.

I ricercatori si sono ovviamente sbizzarriti anche con molti esperimenti che hanno causato dolore su vari tipi di pesci per verificare queste tesi. Nella solita logica assurda della vivisezione si causa dolore ad un animale per capire se lo prova. Per esempio alcuni pesci presso il Roslin Institute di Edimburgo hanno avuto reazioni chiare dopo che delle tossine gli sono state iniettate nelle labbra, cercando conforto strusciandosi alle pareti e non mangiando per alcuni giorni.

L'intelligenza dei pesci e stata inoltre messa alla prova, modificando l'ambiente ad alcuni pesci messicani geneticamente cechi che lo avevano memorizzato, notandone le reazioni. La loro rapidità di adattarsi alle variazioni è stata maggiore rispetto a molti roditori.

Un altro esperimento all'università di Edimburgo ha mostrato la capacità di alcuni pesci arcobaleno di ricordare immediatamente una via di fuga da una rete messa nel loro acquario a distanza di undici mesi dalla prima volta che l'avevano scoperta.



Morire agonizzando


Di fronte al fatto che i pesci provano effettivamente dolore e sono animali intelligenti il modo in cui vengono uccisi, o piuttosto lasciati morire, è inquietante. Se per tutti gli animali dell'industria della carne il destino è terribile, per i pesci non ci sono nemmeno minime regolamentazioni sulla morte a cui destinarli.

Secondo uno studio olandese un pesce sventrato impiega dai 25 ai 65 minuti prima di perdere completamente ogni sensibilità, mostrando per tutto il tempo degli stimoli cerebrali e respirazione.

Un pesce fatto asfissiare fuori dall'acqua impiega invece dai 55 ai 250 minuti. Quali sono dunque i metodi con cui l'industria ittica uccide i pesci?

Per i pesci cacciati nei mari la morte arriva facendo emergere le reti a strascico dall'acqua. Con la decompressione che si viene a creare spesso si rompe la vescica natatoria, gli occhi escono dalle orbite e l'esofago e lo stomaco fuoriescono attraverso la bocca. Gli individui che non muoiono per questi motivi vengono suddivisi infilzandoli con una lancia e poi sventrati o lasciati ad asfissiare.

Negli allevamenti è obbligatorio stordire gli animali prima di sgozzarli, per limitare la loro sofferenza. Questa regolamentazione esclude i pesci. Negli allevamenti ittici si usa spesso il dissanguamento che genera convulsioni e spasmi muscolari fino alla morte lenta. In alcune circostanze i pesci vengono colpiti sulla testa per poi strappargli le branchie e farli morire dissanguati. Mentre i salmoni vengono spesso storditi con un colpo le trote sono troppo piccole e vengono lasciate morire di asfissia. Alcune si riprendono nel momento dell'eviscerazione.

 
 
 

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